
Che poi se vogliamo di cantine come Marco Donati è fin troppo facile innamorarsi, anche perché incarnano, in un senso contemporaneo, il prototipo di azienda capace di scortarci nell’Era moderna della nostra storia vinicola.

Una storia, per l’appunto, poderosa, che affonda le radici nella stessa rinomanza vitivinicola della Piana Rotaliana. Fondata nel 1863, quando Luigi acquista i terreni dei Conti di Spaur, nobili di Merano che già allora vantavano le migliori parcelle dedicate al Teroldego, la cantina è ospitata in quella che era la Torre del Coppiere dei Conti del Tirolo. Cantina Donati è una di quelle realtà familiari il cui cardine è costituito dalla vigna, cui ci si dedica con coscienza e grande abnegazione giorno dopo giorno, in tutti i vigneti coltivati, che vanno dalla Valle dei Laghi alle colline intorno a Trento agli splendidi Lavini di Marco (sito archeologico da visitare a prescindere) a seconda delle tipologie lavorate, che sono varie ed eterogenee.

Si opera con interfilare molto ampio, non tanto a scopo di meccanizzazione quanto per permettere lavorazioni sottopianta e potature verdi più agevoli, con allevamenti tradizionali, contingentati abilmente sui rendimenti a (molto) meno di 100 q.li per ettaro. In cantina, il vero ‘parco giochi’ di Marco, che si occupa dell’azienda coadiuvato dalla moglie Emanuela e dalla figlia Elisabetta, le idee sono soltanto apparentemente semplici.

Tutti i bianchi svolgono vinificazione ed affinamento in acciaio, mentre ai rossi sono sapientemente dedicate microvinificazioni ‘orizzontali’ (stessi vitigni, diverse parcelle) e affinamenti anche in barrique.

Una linea di vini davvero ricca, in cui viene preservata la spontaneità varietale senza sacrificare l’eleganza, che se ha puntato per anni sulla gemma Sangue di Drago, super-Teroldego iperpremiato tuttora ai vertici della tipologia, ha in realtà tante frecce al suo arco. Spicca il nuovo TrentoDoc Extra Brut Riserva Cuvée Del Drago, un bel Moscato Rosa, e un eccezionale Pinot Grigio Ramato che, anche associato ad alcuni assaggi recenti, dovrebbe aprire una riflessione dato il livello qualitativo medio della tipologia in Trentino.

Ecco gli assaggi migliori:
Vigneti delle Dolomiti IGP Moscato Rosa 2019
Da rarissimo Moscato rosa in purezza, un elisir di grande piacevolezza. Amarena sotto spirito, tocco mentolato, bocca salmastro-sapida con ritorno fruttato e persistenza.
TrentoDoc Extra Brut Riserva Cuvée Del Drago 2016
Un sorprendente blend a prevalenza Pinot Nero della Valle dei Laghi per uno spumantizzato peculiare e dal piglio autoritario. Bellissimo profilo al naso, cedro, tiglio, ginestra e pesca bianca, bocca sapida-croccante, eccellente persistenza.
Vigneti delle Dolomiti IGT Vino del Maso 2019
Un uvaggio storico, ricetta familiare ormai centenaria, da uve Lagrein, Teroldego e Merlot. Bel profilo di piccoli frutti neri al naso, mirtillo e more, poi traccia di sottobosco, tabacco, bocca di densità e pienezza, con tannini salmastri e persistenza.
Teroldego Rotaliano DOC Rosato 2019
Uno splendido rosato, che riconcilia con una tipologia da cui il Trentino vitivinicolo potrebbe trarre molto più di quello che non faccia. Ribes rosso e melograno al naso, tocchi mentolati, bocca salata, di eccellente croccantezza e persistenza.
Vigneti delle Dolomiti IGT Pinot Grigio Ramato 2019
Magnetica versione di Pinot Grigio Ramato che fa riflettere sulla vocazione varietale in Trentino. Da vigneti in Vallagarina, 7 giorni sulle bucce, pera Wilson e albicocca al naso, tocchi di salvia e traccia lievemente ammandorlata. Bocca salata, lunghissima, con ritorno officinale.
Teroldego Rotaliano DOC Sangue di Drago 2018
Uno degli ‘inamovibili’ di Piana Rotaliana, dal vigneto del Maso Donati ai piedi dei Castelli di Mezzocorona, da vigne con piante anche di novant’anni e da una succosissima leggenda locale, che include Conti, Draghi e vini dalla rinomata generosità. Naso di mora e mirtillo, tocchi di maggiorana, note di noce moscata, bocca tesa, tannini salmastri, finale fruttato.
Riccardo Corazza