
Aziende come La Sala del Torriano sono la conferma che il settore enologico in Italia è entrato nella sua incarnazione moderna, in cui non solo la coscienza della crescita si è sedimentata, ma lo stesso payoff viene comunicato con lo scanzonato orgoglio che si addice a prodotti fatti, in fondo, per stimolare endorfine.

Quando si parla della Sala, ad essere precisi, si intendono due aziende, una storica (Torriano) di proprietà della famiglia materna di Francesco Rossi Ferrini, di mestiere Vice Chairman a JP Morgan Chase & Co. sede di Londra, ma nelle cui vene scorre sangue di imprenditoria vinicola da sempre. L’altra è l’altrettanto storica Sala, vecchia proprietà medicea, che completa un patrimonio di 75 ettari totali, in maggior parte boschi e oliveti, di cui 34 vitati.

Siamo a Montefiridolfi, quadrante nord-ovest della zona del Chianti Classico. Sangiovese, insieme a Merlot e Cabernet Sauvignon e autoctoni come Colorino e Pugnitello. Uno staff dinamico, composto da Ovidio Mugnaini, enologo interno, Marco Giacopelli che è direttore commerciale e Lorenzo Mugnaini, responsabile dell’accoglienza, completato dal consulente Stefano Di Blasi e dalla famiglia di Francesco, in diversi ruoli, dall’accoglienza alla ricerca e innovazione. Proprio questa vocazione ha portato ad intraprendere il processo di conversione al biologico, conclusa nel 2020, e ad una serie di collaborazioni crossborder come quella con Silvano Campeggi, in arte “Nano”, cartellonista di alcuni dei più grandi successi hollywoodiani (Colazione da Tiffany, Ben Hur, Casablanca, Via col Vento per citarne solo alcuni) e realizzatore delle etichette del Gran Selezione, della Grappa e del Vin Santo.

Un Olio Extravergine di Oliva Dop Biologico a dir poco straordinario completa la linea di produzione, in cui spiccano la Gran Selezione, il bordolese Toscana Igt Campo all’Albero e ovviamente il Classico.

Se si aggiunge a questo che l’attiguo agriturismo Il Torriano è collocato in un (bellissimo) punto panoramico della strada che collega Castello di Bibbione a Tignanello, il suggerimento più saggio che mi sento di darvi è: perché non passate a trovarli?

Di seguito, al solito, gli assaggi:
Chianti Classico DOCG 2018
Con un piccolo ‘aiuto’ di Merlot, con descrittori olfattivi virati sulla freschezza, un vino che sa di ribes rosso e foglia di alloro, con tannini vellutati e profondi, un bel ritorno di piccoli frutti rossi e officinale-salmastro.
Chianti Classico Gran Selezione DOCG 2016
Uno degli assaggi migliori di giornata, recentemente premiata con i 96/100 da Wine Spectator. Ancora ribes rosso ma con bellissima sfumatura sotto spirito, tannini salmastro-sapidi e bellissima freschezza di beva, con un finale mozzafiato.
Chianti Classico Gran Selezione DOCG 2018
L’assaggio più illuminante, ancora ribes rosso con tocchi di buccia di sanguinella e pepe nero, una bellissima tensione tannico-acida, bocca quasi edibile, con finale magnetico. Un vino che non teme la perfezione ma anzi la corteggia, in termini di succosa tensione gustativa.
Chianti Classico DOCG Riserva 2017
Altro splendido vino, succoso e teso seppure in un’annata celebre per la difficoltà. Mirtilli rossi al naso, tocco di maggiorana e rabarbaro, bocca tesa, con tannini salmastro-sapidi, con finale di grande persistenza.
Toscana IGT Campo All’Albero 2018
Tutto sommato un ottimo taglio bordolese, Merlot-Cabernet Sauvignon 70/30, eccellente freschezza sia al naso, che sa di mirtilli, radice di liquirizia e foglia di pepe, che alla bocca, tannini setosi, lunghezza e persistenza, con ritorno fruttato. Domanda superflua ma utile, viene spontaneo chiedersi come sarà tra 5-10 o 15 anni.
Toscana IGT Campo All’Albero 2019
Un vendemmia regale, dove tutte le componenti si combinano magicamente, la coccolosità del Merlot e la spinta officinale-nervosa del Sauvignon. Susina nera, tocchi di rosmarino e timo disidratato, bocca fenomenale, di grande equilibrio e persistenza.
Riccardo Corazza