COL DI LAMO (DI GIOVANNA NERI)

In una vita di incontri enoici capita di rado di trovare quelle persone capaci di trasfondere la loro essenza nel vino che fanno. È una sorta di alchimia, una magia consentita dalla miracolosa simbiosi dell’uomo con la vite, rapporto che prosegue – a quanto pare – da svariati millenni. Quando poi l’alchimia è agita spontaneamente, senza forzature, anzi, la mano di chi fa il vino gioca a nascondino con il vino stesso, facendolo parlare in sua vece e trovando in quello una consonanza, beh, allora ci si può considerare fortunati e segnare la data sulla bacheca della memoria.

Col di Lamo di Giovanna Neri è una di quelle cantine che vorresti visitare all’infinito, non soltanto perché innamorarsi di una struttura letteralmente adagiata su un orizzonte benedetto come quello di Podere Grosseto, località Torrenieri, è facile, ma anche perché le sensazioni trasferite dal vino, e che grazie al vino diventano human touch, sono di quelle destinate a durare.

Una famiglia di viticultori d’eccezione, quella di Giovanna, che per seguire il suo destino ha lasciato nel cassetto una laurea in Giurisprudenza, ma è riuscita a creare, tutto sommato in pochi anni, una sorta di creativa (e arancione) farm monografica dedicata al Sangiovese. Parliamoci chiaro, si tratta di una religione esigente, sviluppata in un territorio difficile, che esige a gran voce un lavoro di prossimità e accurato, fornisce rendimenti bassi, obbliga in cantina ad un lavoro altrettanto attento, soprattutto per la scelta di procedere senza lieviti selezionati, ma ripaga, al bicchiere, i frutti di tanta fatica con dividendi cospicui.

Così un Rosso di Montalcino tra i più riusciti mai provati, un Brunello 2016 benedetto, frutto di un’annata (speriamo non) irripetibile, una chicca di eleganza e iodatura che è il Brunello 2016 “A Diletta”, cru dedicato da Giovanna alla figlia, che la affianca stabilmente in azienda, un Brunello Riserva 2015 che graffia e seduce con un bellissimo corredo sapido, e un assaggio estemporaneo di un millesimo delicato come il 2012, che conferma la continuità della vocazione. A Montalcino, se c’è una marcia in più, lo si deve soprattutto a cantine come Col di Lamo.

A seguire gli assaggi, in ordine sparso:

Brunello di Montalcino DOCG 2016

Un Brunello sontuoso, figlio di un’annata irripetibile, che nasce da una lunga macerazione sulle bucce, in questo caso 30 giorni. Ciliegia rossa e chinotto al naso, più sotto un bellissimo sentore di sottobosco, più selvatico che non ‘resinoso’. Chiusura sui sentori della liquirizia. Bocca croccante, quasi edibile, molto equilibrata, lunghissima, con ritorno, proprio alla fine della sorsata, della liquirizia. Un vino magnifico.

Brunello di Montalcino DOCG A Diletta 2016

Da un piccolo cru leggermente più alto degli altri, che rende frutti completamente diversi, un Brunello raffinato e setoso. Frutta nera, visciola, con la bella iodatura in ingresso, poi spezie ma lievi, il timo, e ancora un bellissimo ricamo floreale in chiusura, la peonia. Bocca succosa, tannini iodati, finale con ritorno dei frutti e la delicatezza floreale. Lunghissimo aftertaste.

Brunello di Montalcino DOCG Riserva 2015

Anche la Riserva di Giovanna, pur in un’annata controversa come la 2015, non tradisce le aspettative, a tratti facendosi addirittura preferire, per il suo carattere inizialmente schivo, alla magnifica opulenza della 2016. Leggermente chiuso all’ingresso olfattivo, poi potentissimo: mora, carruba e ginseng. Bocca tesa, densa, con ritorno della mora e delle sensazioni di sottobosco. Fragrante e di eccellente persistenza.

Rosso di Montalcino DOC 2018

Forse l’assaggio più sorprendente, dalla vigna vendemmiata per prima, conferma della qualità della materia prima in un concentrato di piacevolezza. Ribes rosso all’attacco olfattivo, con tocchi di alloro e la classica iodatura dei vini di Giovanna. Bocca molto sapida, con ritorni  della frutta e dei sentori officinali. Gustosissimo.

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